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| | Attestato di battesimo di Maria Maddalena Quesada Casanova |
Le Scrivanie del Real Patrimonio di Sassari, Alghero e Castel Aragonese
Nel Cabreo, lettera D, che trovasi nell'Archivio del Reale Patrimonio, vi è il diploma dell'11 agosto 1434 con il quale il re di Aragona Alfonso V concesse a Giovanni Sityar, con l'obbligo di un cavallo armato, le Scrivanie del Capo del Logudoro. Precedentemente le possedeva Pietro Devinat che in quella data le resignava nelle mani del sovrano. Anche il Sityar nel 1445 fece altrettanto e il sovrano, il 7 maggio dello stesso anno le concesse a Giacomo Cassa; l'atto fu ripetuto il 26 luglio del 1462 con la petizione di Antonia d'Alagon, figlia ed erede di Giacomo. Dalla vendita fattane, con strumento del 26 aprile 1495, rogito Boy, dall'avvocato Bartolomeo Gays, erede di Antonia d'Alagon, a favor di Ludovico Fossa subentrò Giovanna Angela Fossa e a lei Francesco Settanti, con strumento del 19 aprile 1549, rogito Bernardo. Il Settanti le alienò ad Antonio Palau e questi al notaio Pietro Sabather. Per atto rogato Cony del 26 febbraio 1562, approvato dal Regio Procuratore, le Scrivanie passarono a suo figlio Matteo che, a sua volta, le lasciò in eredità ai figli Biagio e Nicolosa. A quest'ultima, morta in età pupillare succedette la madre Anna Rosa Frasso che vendette le Scrivanie a Proto Frasso con atto del 12 aprile 1594, rogato Cesaraccio. A Proto subentrò la figlia donna Maria Angela moglie di don Agostino Rocca. Con strumento del 30 aprile 1667, rogito Leccano, donna maria Angela le donò al figlio Matteo che con testamento del 30 settembre 1700, rogito Carta, dispose in assenza di eredi diretti che le Scrivanie passassero al nipote don Francsco Quesada y Fygo, lasciando l'usufrutto vita natural durante alla moglie donna Francesca Rocca. Succssivamente, con sentenza del tribunale del Regio Patrimonio del 2 gennaio 1717, le Scrivanie passarono a don Giuseppe Salvatore Ludovico Quesada y Delitala, figlio di don Francesco. Giuseppe, all'epoca minorenne, fu posto sotto la tutela dello zio paterno don Antonio, Canonico di Oristano. Con atto del 16 aprile 1768, rogito Carta, ne divenne titolare don Antonio Quesada y Nurra, figlio di don Giuseppe. A don Antonio succedette la figlia donna Maria Maddalena sposata con Sebastiano Luigi Quesada Nadalyno, figlio di Gavino, fratello del nonno paterno. La Carta Reale dell' 8 settembre 1804 dichiarava l'inabilità delle femmine a succedere nelle Scrivanie, imponendo il silenzio a qualunque lite mossa o da muoversi su questo aspetto. Il 30 settembre 1807 le Scrivanie furono confiscate dal Procuratore Fiscale del Regio Patrimonio, ma a questo atto si oppose donna Maria Maddalena che, come specificato sopra, dimostrò che in passato le donne furono investite in tale ufficio. Riottenne i diritti sulle Scrivanie e quello di succederle per il figlio Antonio Gavino Carlo con decreto del 5 marzo 1812. La successiva Carta Reale del 18 maggio 1820, recante il riordino delle dogane e la successiva aggregazione delle Scrivanie al Regio Demanio, voleva porre ordine nella amministrazione e favorire il buon regime degli uffici "era ovvio che questi uffici posti in commercio e in vendita furono oggetto di mille inconvenienti e del discredito della pubblica opinione visto che agli impieghi venivano chiamate le persone provviste di mezzi pecuniari". Precedentemente con gli atti del 5 marzo e 26 maggio 1812 le Scrivanie furono accordate al figlio don Antonio Gavino Carlo e ai suoi discendenti maschi con la facoltà di gestirle per mezzo di sostituti. Gli utili relativi all'introduzione ed esportazione di merci furono accordati in usufrutto alla madre mentre al titolare erano riservati gli utili provenienti da qualunque altra fonte. La sistemazione delle dogane ebbe inizio nel gennaio del 1821 e don Gavino propose al Vice Intendente Generale di assegnargli in cambio il salto della Crucca, lo stagno di Sorso e il titolo comitale, benchè fossero di minor reddito. A tale proposta allegò le soluzioni accordate per le Case di Neoneli e Villacidro quando le vennero tolte le Scrivanie dalla luogotenenza generale di Cagliari. Unì, inoltre, tre attestazioni delle entrate pari a Lire 2439.17.11. Il 2 ottobre 1824 le trattative giunsero al termine senza che la Reale Giunta Patrimoniale accettasse in toto le sue richieste, concedendo a don Gavino un vitalizio di 2000 lire annue.
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