Per molti motivi Mario Quesada, morto ieri a Roma a cinquant’anni, è stato uno storico dell’arte contemporanea autentico e raro, prezioso a questa disciplina che tanto spesso fatica a trovare un suo equilibrio, un luogo ove consistere salda, lontana dalle avventure e dalle spinte mondane. Uno storico dell'arte anomalo, anche, se non altro, per la formazione, che era stata tutt’altra, e per il primo mestiere, diverso, che l'aveva occupato. Ma poi da quando, presto, la nuova vocazione, che aveva scoperto negli anni Settanta, s’era andata facendo esclusiva uno storico che aveva abbracciato con rigore assoluto la parte più difficile e ingrata, la meno appariscente e l'unica veramente irrinunciabile, della nostra disciplina, la filologia.
Quesada l'ha esercitata su materiali ed ambiti culturali diversi, oscillanti lungo tutto il secolo. Ma presto scoprì che quanto soprattutto gli sarebbe stato caro era il ricondurre alla luce quei tempi e soprattutto quei modi, quei frangenti dell’arte italiana più trascurati dagli studi: il tempo che dal liberty conduce al Movimento moderno, e quelle che – sottintendendosi nel termine, sino a pochi lustri or sono, una implicita gerarchia si definivano le "arti minori".
Da questo suo impegno sono usciti studi a tutt’oggi insuperati, proprio per quel rigore assoluto di metodo che Quesada vi infondeva. Per dire solo dei maggiori fra molti esempi, si ricordano Le arti minori d’autore in Italia dal 1900 al1930, edito da Laterza nel 1985, e Duilio Cambellotti e la ceramica a Roma dal1900 al 1935, mostra e libro preziosi del 1988. La ceramica e l'ornato, il vetro e il mobile, il gioieIlo e l'arredo domestico, tutto ciò Quesada ha conosciuto come pochi altri in Italia, contribuendo in maniera determinante a traghettare questi materiali dal limbo ove erano relegati ad una più corretta valutazione.
E non solo questo, naturalmente: la stessa passione riservata alle arti decorative, Quesada la destinò al recupero di personalità di grande spessore ma di fatto, fino ai suoi studi, escluse dalla memoria storica: da Cambellotti a Ferrazzi, da Prini a Randone a tanti, tanti altri. Fra le molte mostre importanti da lui curate, ricordiamo quella dedicata alla "Secessione romana" promossa dalla Quadriennale, e "L’idea del classico" al Pac di Milano. Piccola ma perfetta, infine, "Nella scia della Cometa" (Roma, ’88), che riassumeva, attraverso un’antologia del disegno alla data del 1937, le vastissime competenze di Quesada sulle vicende della Scuola Romana fra le due guerre.
Ai familiari di Mario Quesada le condoglianze di Repubblica.