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Carolina de Quesada

Arma di Raimondo de Quesada di San Saturnino, sec. XIX.

Data Nascita1806
Località NascitaCagliari
PaternitàRaimondo de Quesada
Maternitàdonna Luigia Ledà Pilo Boyl
Stato Civileconiugata a Torino, nel 1824, con S.E. Clemente Solaro, conte della Margarita, ministro degli esteri del Re Carlo Alberto
Discendenzaebbe figli
RamoRamo dei marchesi di San Saturnino
Titolo Nobiliarenobile donna, contessa della Margarita
Altri Titoli
Professione
Data Morte1858
Località MorteTorino
NoteCarolina de Quesada, coniugata a Torino, nel 1824, con S.E. Clemente Solaro, conte della Margarita e ministro degli esteri del Re Carlo Alberto.

Ebbe sei figli: CarloAlberto figlioccio di re Carlo Alberto che sposa Teresa dei marchesi Gentile, Lodovico celibe, Giulia sposata con. Edoardo Morri di Castelmagno, Eleonora sposata con il barone Giovanni Cantono di Ceva, Maria sposata con Alessandro della Chiesa di Cervignasco, Filomena monaca.

In occasione delle nozze del Duca di Savoia con la Principessa Maria Adelaide, ebbe l'opportunità di realizzare una copia della Sacra Sindone che fu esposta al pubblico di Torino e dei paesi vicini.

Il conte Clemente Solaro della Margherita (1792-1869), fedelissimo alla monarchia, rifiutò di laurearsi in legge durante l’esilio dei Savoia in Sardegna per non dover riconoscere altra autorità, dando la tesi di laurea solo al loro ritorno a Torino. Fervente cattolico e devoto al Papa, dominò la scena politica piemontese durante la restaurazione, opponendosi aspramente ai cambiamenti dell'ordine antico e suscitando l’avversione dei liberali. Diplomatico dal 1816 e ministro degli esteri del regno sardo per 11 anni dal febbraio 1835 all’ottobre 1847, favorì la restaurazione spagnola ed ampliò gli interessi diplomatici del Regno di Sardegna alle Americhe, specie quella meridionale. Favorì il progetto di una Lega doganale, punto di partenza per un'unione federale degli stati italiani, nel 1846 mise in guardia il re Carlo Alberto del pericolo di schierarsi coi liberali che avrebbero compromesso il suo regno, e quando cominciarono i primi moti di piazza in favore delle riforme costituzionali rifiutò di dimettersi costringendo platealmente il re ad esonerarlo, benché avesse condotto gli affari di stato con grande abilità ed assoluta lealtà verso la corona. Nel 1853 fu eletto deputato per San Quirico, guidò la destra contro le misure anticlericali di Cavour e si ritirò dalla vita pubblica con l’unità d’Italia.