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| | Francesco Nicola de Quesada |
Data Nascita | 1597 | Località Nascita | Sassari | Paternità | Juan Stefano de Quesada | Maternità | donna Grazia Royg y Gualbés | Stato Civile | coniugato con donna Margherita Pilo y Sambigucho | Discendenza | Giovanni Maria, Pietro Giovanni, Maria Giuseppa, Maria Grazia | Ramo | Ramo del giurista Pietro | Titolo Nobiliare | cavaliere, nobile, don | Altri Titoli | laurea in giurisprudenza | Professione | avvocato | Data Morte | 1652 | Località Morte | Sassari | Note | Don Francesco Nicola de Quesada y Rojg y Gualbés nacque a Sassari nel 1597 da Juan Stefano de Quesada Sussarello e da donna Maria Grazia Rojg y Gualbés. Ebbe quattro figli: Giovanni Maria, Pietro Giovanni, Maria Giuseppa, Maria Grazia. Cavaliere, nobile e don fu confermato nobile da Filippo IV nel 1643. Laureatosi in diritto esercitò la professione di avvocato e ricoprì numerose cariche pubbliche nella città di Sassari in qualità di mostazzaffo e primo console. Il suo nome è ricordato per aver ordinato nel 1644 il rifacimento della Fontana del Rosello e per aver preso parte nel 1637 alla pesante sconfitta inflitta dai sardi ai francesi sbarcati ad Oristano durante la guerra dei trent'anni.
L'episodio, riportato qui di seguito, fu uno dei tanti che testimoniano il valore dei sardi: era l'inverno del 1637 quando, proveniente dall'Atlantico e dopo aver attraversato lo stretto di Gibilterra, veleggiò nel Mediterraneo una flotta francese di quarantasette navi, agli ordini del conte di Harcourt e dell'Arcivescovo di Bordeaux, Antonio di Borbone. La flotta era diretta in Italia per portare aiuto al duca di Parma, il cui territorio era stato occupato dagli spagnoli che dopo aver vinto avevano rimesso sul trono il principe spodestato. La flotta francese, costretta a ritirarsi, cercò di colpire la Spagna attraverso la Sardegna che non aveva un esercito regolare in grado di respingere gli invasori. La mattina del 21 febbraio 1637, i francesi, riconoscibili dalla loro tenuta giallognola "is sordaus grogus", scelsero uno dei punti più deboli nel golfo d'Oristano e, dopo essere sbarcati indisturbati, occuparono senza contrasto Cabras e alcuni paesi vicini. Il giorno seguente, alle prime luci dell'alba, il conte di Harcourt e l'arcivescovo entrarono in Oristano con alcune migliaia di soldati. Il vicerè di Cagliari, Antonio Ximenes de Urrece, marchese d'Almonazir mandò corrieri a Sassari e il marchese di Torralba, tenente capitano del Capo di Sassari e Logudoro, incaricò don Francesco de Quesada di recarsi personalmente fino ai paesi di Santulussurgiu, di Bonarcado e di Milis, per spiare i francesi e dare "auisos a menudo y frequentes con correos a toda diligencia". Nel frattempo, carichi di bottino, i francesi uscirono dalla città e, giunti vicino al Ponte Grande sul Tirso, furono investiti ai fianchi e alle spalle dalle truppe dell'Aragall mentre il Quesada con gli squadroni di Pozzomaggiore avanzò combattendo fino a Cabras e non diede tregua ai nemici fin sotto il tiro dei cannoni delle navi. Alcuni giorni dopo, il 10 marzo, il governatore D'Aragall segnalava al re il Quesada, il quale "auanço basta la villa de Cabras en mucho peligro y riesco de su vida por lo mochos mosquetacos que le tireron y el dicho no se partio basta tanto que al enemigo estuuo del todo embarcado".
Per questo glorioso episodio, don Francesco ebbe confermati i titoli nobiliari da Filippo IV nel 1643.
Sono passati più di tre secoli e, ancora oggi, dalle pareti della cattedrale di Oristano pendono quattro delle otto bandiere prese ai francesi nella battaglia: Nel giorno commemorativo della vittoria il 26 febbraio, nell'interno della suddetta cattedrale si esegue una processione di ringraziamento e si prega per vincitori e vinti, mentre le campane della storica città suonano a gloria.
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